Agosto 2015: riaperta la Rocchetta di Riola, un successo strepitoso che viene da lontano

Anno 1996: la Rocchetta è allo sfacelo, tutto decade velocemente e le previsioni sono davvero catastrofiche, un po’ come quelle, purtroppo oramai divenute realtà, del crollo delle Terme Alte di Porretta. Un assessore alla cultura della Provincia di Bologna, Marco Macciantelli, l’unico degno di questo nome negli ultimi anni assieme al suo predecessore Learco Andalò, una Pro Loco, quella di Riola, sensibile ai valori del suo territorio, una Deputazione di storia patria anch’essa attenta alla realtà territoriale, ed infine un’associazione culturale, il nostro Gruppo di studi di Nuèter, che vuole riflettere e studiare la storia sui documenti prima di fare proposte, si misero insieme e promossero un incontro di studio che si svolse a Riola il 27 ottobre 1996 nei locali messi a disposizione dalla parrocchia col titolo Il signore delle Rocchetta. Il conte Cesare Mattei nel centenario della morte (1809-1996). Si trattò del primo tentativo, serio e scientificamente coerente, di far conoscere la vita del costruttore e le vicende storiche del più bizzarro, pittoresco e grandioso fabbricato intrapreso al mio tempo, secondo la sua stessa definizione. Fu Giancarlo Susini, un insigne studioso bolognese, a presiederlo. Nello stesso anno 1996 pubblicammo anche il catalogo dei superstiti volumi della biblioteca del conte che Gian Paolo Borghi aveva donato al nostro Gruppo di studi e che sono parte integrante di un futuro tentativo di ricostruire la biblioteca e l’archivio del conte.

Da quell’incontro nacque il primo libro sulla Rocchetta che fu pubblicato l’anno dopo, il 1997, dal nostro Gruppo di studi e dalla Pro Loco di Riola. Nell’introduzione a quel volume Michela Vannini, allora presidente della Pro Loco, ed io scrivevamo alcune parole che si sono rivelate profetiche: la pubblicazione di questo libro servirà anche, certamente, a sensibilizzare l’opinione pubblica per il recupero ed il rilancio della Rocchetta.

Ed andò proprio così perché nello stesso anno fu fondato il Comitato SOS Rocchetta: se il nostro Gruppo di studi ebbe senza dubbio la primogenitura nella ricerca storica, il Comitato ebbe il merito di porre all’attenzione di tutti, istituzioni comprese, l’inesorabile decadenza della Rocchetta e l’improrogabile necessità del suo salvataggio. E lo fece con tutti i mezzi a disposizione, compreso un memorabile girotondo attorno al castello, al quale parteciparono anche numerose personalità bolognesi. 

Uno dei relatori del convegno del 1996, Mario Facci, si appassionò tanto alle vicende del conte e della Rocchetta da dedicare a questi temi di ricerca gran parte del suo tempo. Lui ed io negli anni precedenti avevamo realizzato i volumi sulla storia dell’ospedale e delle terme di Porretta. Nel 2002 il Gruppo di studi pubblicò il suo volume dal titolo Il conte Cesare Mattei. Vita e opere di un singolare “guaritore” dell’Ottocento, inventore dell’Elettromeopatia, costruttore della Rocchetta di Riola. Per cinque lunghi anni si era dipanata la sua ricerca, un’indagine che lo condusse a consultare un’enorme quantità di materiale documentario in archivi pubblici e privati ed a ordinare in quel volume riscontri e risultati, come tessere di un complesso ed affascinante mosaico. Questo testo ha rappresentato, e rappresenta ancor oggi, il fondamentale contributo per la conoscenza di questo argomenti, poiché i seguenti sforzi dello stesso autore, quantitativamente molto più corposi, rappresentano un completamento di quella ricerca. Mario Facci è stato uno dei personaggi fondamentali di questa quasi epica vicenda di ricerca storica, poiché si può senz’altro affermare che egli ha dedicato gli ultimi operosi anni della sua vita ad ampliare la ricerca iniziata nel 1996 e fissata per la prima volta nel volume del 2002. Ricordo con piacere i regolari colloqui nei quali egli mi chiedeva consigli su quali archivi ancora si potevano consultare e mi informava, con grande sua e mia soddisfazione, sulle ultime più recenti scoperte. Lo stesso Mario negli ultimi anni ha pubblicato altri volumi che rappresentano un approfondimento della ricerca del 2002, aggiungendo sempre qualche nuovo elemento e collaborando con il gruppo di studi Gente di Gaggio, soprattutto a causa di alcuni dissapori che erano intercorsi intercorsi fra lui e il sottoscritto.

L’importanza del volume del 2002 è testimoniata da un episodio che mi è stato riferito da più fonti: nel giorno dell’anno 2005 in cui Fabio Roversi Monaco, presidente della Fondazione della Cassa di Risparmio in Bologna, sottoscrisse il contratto d’acquisto della Rocchetta dai precedenti proprietari, sul suo tavolo c’era proprio quel libro, segno inequivocabile che erano state proprio le ricerche pubblicate dal nostro Gruppo di studi nel 1996, 1997 e 2002 a far crescere la consapevolezza comune dell’importanza di questo edificio, prima di tutto dal punto di vista storico e artistico, poi anche turistico ed a spingere all’acquisto un lungimirante presidente.

Fra le tante persone a cui dobbiamo essere sommamente grati c’è sicuramente proprio lui, Fabio Roversi Monaco, per il coraggio e la determinazione con cui perseguì lo scopo, fino a vent’anni fa inimmaginabile, di acquisire la Rocchetta e di restaurare gli edifici alla confluenza della Limentra Orientale in Reno.

E venne l’anno del secondo centenario della nascita del conte, il 2009. Come nell’anniversario della sua morte avevamo organizzato il primo piccolo ed ancora ingenuo convegno, anche in questa occasione, il 12 dicembre, organizzammo un incontro di studio dal titolo Cesare Mattei e la Rocchetta: nuove ricerche nel centenario della nascita (1809.2009), i cui atti erano già pronti in occasione dell’incontro: ancora una volta nuove ricerche perché la conoscenza storica si può ampliare solamente facendo ricerca su nuove fonti. Fra i saggi che pubblicammo, oltre a quelli di Mario Facci, Giuliano Gresleri e Pier Luigi Perazzini, c’era anche il mio dal titolo La Rocchetta prima della Rocchetta che permise di venire a conoscenza della storia medievale del castello di Savignano, il luogo sulle cui rovine il conte aveva costruito il suo castello, con una scelta che sicuramente non fu casuale. Quella ricerca dimostrò anche in modo inequivocabile che quel castello non era stato costruito dalla contessa Matilde, ma era la sede di una consorteria di signori che avevano il diritto di esigere il passagium da parte di coloro che transitavano sulle vie del Reno e della Limentra Orientale.

I primi anni del restauro, che erano iniziati con la grande passione e direi quasi con l’amore di Mario Balestri, hanno visto altri fondamentali interventi e coinvolgimenti come quello di Gemma Tampellini, che con la sua capacità ne ha seguito, come dipendente della Fondazione, in modo competente e appassionato tutte le fasi. Sempre in questi anni un altro grande amico e grande uomo, Orlando Masini, è stato coinvolto in questa vicenda, rispondendo anche lui con passione ed impegno, promuovendo incontri e difendendo la Rocchetta da chi, dopo un restauro così impegnativo ed oneroso, aveva pensato addirittura di chiuderla!!! Il suo più grande merito è stato il tentativo di coinvolgere in questa vicenda tutta la comunità della montagna, contribuendo in questo modo al superamento dei campanilismi e dei personalismi, che ancor oggi sono purtroppo il problema principale che va affrontato e risolto. La sua prematura scomparsa ha rappresentato per la Rocchetta e per la sua valorizzazione una perdita enorme.

Anche a Mario Balestri dobbiamo essere grati soprattutto per due motivi: il primo è relativo al modo competente e appassionatissimo con cui diede inizio ai lavori di restauro; il secondo è collegato al fatto che fu proprio lui a coinvolgere in questa vicenda Bill Homes: nel 2008 egli ebbe infatti la bella idea di commissionare al nostro amico londinese una serie di disegni, che risultarono davvero splendidi e che egli aveva intenzione di utilizzare per la promozione della sua impresa edile. Quando vidi questi meravigliosi disegni, mi resi conto che se fossero finiti nel salotto del tal professionista o del talaltro cliente, pochissime persone avrebbero potuto goderli. Per questo proposi a Bill e a Mario di pubblicarli: nacquero così i Dodici disegni della Rocchetta che vennero stampati, riuniti in una grande cartella, nello stesso 2008 dalla ditta Balestri e dal nostro Gruppo di studi col fondamentale contributo della Fondazione. 

È proprio da quelle prime dodici opere che Bill Homes si è appassionato alla Rocchetta ed ha continuato nella sua faticosa e costante opera di rilevamento dell’architettura e della decorazione. La sua corposissima ricerca ha avuto come suo frutto maturo la realizzazione, nel 2011, del volume La Rocchetta Mattei di Riola. Guida alla architettura e alla decorazione, fortemente voluto dalla Polisportiva di Campolo, il paese alla falde del Montovolo-Monte Vigese in cui egli ha acquistato casa e in cui risiede d’estate, e dal nostro Gruppo di Studi, col sempre fondamentale contributo della Fondazione. Si tratta del settimo volume di un complesso progetto di Bill Homes, orientato al rilevamento degli edifici della valle del Reno, che ha già visto la realizzazione di cinque sue opere.

Durante gli ultimi anni sono stato coinvolto anche personalmente nelle vicende della Rocchetta, poiché fui chiamato dal presidente Roversi Monaco a far parte del Comitato scientifico da lui istituito e presieduto, che aveva la missione di riflettere e fare proposte sulla futura destinazione della Rocchetta. Era composto da nomi illustri della cultura italiana, escludendo il sottoscritto, (Pupi Avati, Vincenzo Cioni, Giuliano Gresleri, Luigi Ontani, Eugenio Riccomini, Renzo Zagnoni); ma la mia presenza era soprattutto legata al fine che all’interno di quell’organismo fosse presente anche una voce della cultura della montagna. Tante furono le idee proposte da quel concentrato di cervelli e di cultura, tutte però di difficile realizzazione, soprattutto in relazione ai tempi magri, finanziariamente parlando, che la Fondazione stava per vivere.

Dopo l’appalto i lavori proseguirono alacremente, fino a che vennero terminati e consegnati alla proprietà dalla ditta appaltatrice. Fu questo il periodo in cui la necessità di decidere il futuro del castello si fece più impellente e le discussioni più pressanti. Una leggenda metropolitana parla persino di persone, legate alla montagna, che, viste le difficoltà finanziarie di tutte le Fondazioni, avrebbero ipotizzato e sostenuto che la soluzione migliore fosse quella di chiudere la Rocchetta e gettare via la chiave: un’ipotesi che, dopo le notevolissime spese sostenute, definire pazzesca è troppo poco. Ed è anche per questo che dobbiamo essere grati ad un’altra persona che si è affacciata su questa vicenda solo negli ultimi tempi: l’attuale presidente della Fondazione Leone Sibani, che, nonostante forti pressioni in contrario, con coraggio e lungimiranza ha osato azzardare l’apertura della Rocchetta, cosa che è regolarmente avvenuta all’inizio di agosto di quest’anno. Molto utile è stato il coinvolgimento nella non facile operazione della Pro Loco di Riola, che si è sobbarcata l’onere notevole della gestione dell’apertura. In questa evenienza fondamentale è stato l’intervento del sindaco di Grizzana Morandi Graziella Leoni, che ha assunto la funzione di garante di tutta l’operazione e oggi candida l’amministrazione di quel Comune, in accordo con l’Unione dei Comuni e la Città Metropolitana, a diventare lo stabile gestore della Rocchetta.

Si tratta di un successo che pochi, se si esclude Gemma Tampellini che lo ha continuato a predicare da sempre, hanno saputo immaginare.

Una vicenda dunque a lieto fine, soprattutto se tutta la comunità della montagna comincerà a considerare la Rocchetta davvero come un bene comune, un bene di tutti, eliminando i personalismi ed i protagonismi che non giovano affatto ad una sua armonica gestione. Ma per fortuna mi par di capire che il Comune di Grizzana, col suo sindaco, siano intenzionati a procedere speditamente proprio in questa direzione, perché la Rocchetta appartiene a tutti gli abitanti della montagna e nessuno deve appropriarsene come cosa privata. Questa secondo me deve essere davvero la stella polare della futura gestione, poiché anche negli ultimi tempi si sono moltiplicati gli indizi, ed anche le azioni, di persone ed organizzazioni che tendono ad appropriarsi di una vicenda e di inserirsi nella Rocchetta come se fosse proprietà privata. Mentre al contrario questo bene culturale appartiene davvero a tutta la montagna, compresa quella più alta: è sicuramente difficile immaginarla senza quella parte del territorio che ha come suo centro Porretta Terme, con le sue strutture alberghiere e ricettive e la sua plurisecolare tradizione culturale.

Quando e se all’interno della Rocchetta, o forse sarebbe meglio all’esterno, verrà realizzato un centro di documentazione sull’edificio e sul conte, il nostro Gruppo di studi si impegna a donare la parte della sua biblioteca di cui la nostra associazione è venuta in possesso per la generosità di Gian Paolo Borghi, che ce la ha donata, e che rappresenta un tassello di questa storia. Naturalmente se e solo se tale centro sarà di ragione e di gestione pubblica, un elemento che lo preserverà dal pericolo dei personalismi di cui abbiamo parlato.

Il successo di questa estate nasce dunque da molto lontano e siamo davvero felici di avervi contribuito attivamente, per quel che sappiamo fare, nel corso degli ultimi diciannove anni, promuovendo per primi lo studio e la ricerca su questo splendido edificio e sul suo costruttore. Perché questa vicenda insegna che solo mettendo in campo una seria ricerca storico-documentaria si possono valorizzare con cognizione di causa e su solide basi di conoscenza le infinite e splendide emergenze culturali della montagna.

 

Proprio in questo prospettiva vanno anche le iniziative che abbiamo proposto di svolgere all’interno del castello, la prima delle quali, dal titolo Matilde alla Rocchetta, si è svolta il 14 novembre scorso, mentre altri due incontri sono programmati per i primi mesi del 2016.